tratto da “52 domeniche in Romagna – vol. 2”

Sorrivoli

I castelli di Sorrivoli e Monteleone sembrano scrutarsi, immagine romantica di un territorio dalla storia complicata, che ha visto un ospite illustre come il poeta George Byron.

Dalla corte del castello di Sorrivoli si vede il borgo fortificato di Monteleone. I due forti dominano questo entroterra cesenate fatto di colli, vallate colorate in primavera di rosa dai fiori di pesco, di bianco dai ciliegi, striate da filari di viti, ulivi e cipressi. Cesena dista pochi chilometri di strade secondarie, in parte tortuose che risalgono dalla vicina via Emilia; la città e il traffico sembrano lontani. Conche tagliate da torrenti sottili si alternano a colli e crinali dolci su cui dominano altri castelli e torri. Si vedono in lontananza, sulle alture riminesi che sfocano verso sud, profili che fanno intuire antichi castelli. E vicino, la storia racconta di molti fortilizi potenti come quello di Roncofreddo, Borghi, Ciola Araldi, Ardiano, Montecodruzzo. Sorrivoli e Monteleone, si trovano su due alture tra queste prime colline, divise dal torrente Pisciatello o Urgone. La leggenda, mescolata a fonti storiche, identifica in questo torrente il vero Rubicone, quello che secondo le cronache il 10 gennaio del 49 a.C. fu attraversato da Giulio Cesare e dalle sue 11 legioni e sulle cui sponde il condottiero pronunciò la frase alea iacta est”, il dado è tratto”. Salita la scalinata, le mura del castello di Sorrivoli, ben conservate, lasciano un’apertura sul lato settentrionale; in corrispondenza dell’arco si trova la porta principale. Rimangono chiari i segni di un ponte levatoio che permetteva di oltrepassare il fossato a protezione del forte. La corte assomiglia ad un’ampia terrazza: era la piazza con una vista sulla valle del Rubicone. Su di esse spicca la torre, il grande maschio del 1200 che caratterizza anche il profilo esterno dell’edificio fortificato. La struttura feudale era composta da una sagoma a quadrilatero con bastioni ai vertici. Nei sotterranei, ampi saloni caratterizzati dalla copertura a volta venivano utilizzati come scuderie. Oggi si trovano anche alcune abitazioni private e una chiesa, costruita dopo la metà del ’900 in un’ala del forte, dedicata a San Lorenzo e San Aldebrando e consacrata il 13 settembre del 1968 in sostituzione dell’antica documentata cappella del castrum che andò distrutta.

Il 27 ottobre del 971 il conte Rodolfo da Rimini ricevette la nomina a vicario: fu questa la prima citazione del castrum”. Sorrivoli passò poi all’Arcivescovato di Ravenna che mantenne il dominio per secoli salvo dover fare i conti con una ribellione della popolazione locale che nei documenti porta la data del 1318. Verso la fine del 1300, con i suoi 40 focolari, Sorrivoli era uno dei più popolati borghi fortificati del territorio. La sua storia passa poi per Cesare Borgia (1500), per l’Arcivescovo Roverella di Cesena, che qui abiterà fino al 1527 per poi essere succeduto da Giovanni Roverella e da altri membri della famiglia fino al 1858. Il castello fu messo all’asta. Fu acquisito dalla Famiglia Allocatelli e Fabbri che lo donò alla parrocchia dopo gli ingenti danni subiti con i bombardamenti del 1944.

I due forti dominano questo entroterra fatto di colli, vallate colorate in primavera dal rosa dei fiori di pesco, dal bianco dei ciliegi, striate da filari di viti e ulivi. In lontananza, sulle alture riminesi, si notano i profili degli antichi castelli.

Per raggiungere Monteleone bisogna scendere la ripida costa fino alla base dell’Urgone e poi risalire il fianco del colle in cui campi coltivati, poderi, e viti hanno preso il posto della foresta rigogliosa che ricopriva la zona. Ci sono ancora ampie zone boschive, nelle conche meno abitate, lungo i fossi e i corsi d’acqua, su alcune ripide coste; così il territorio mostra due facce: quella rurale e popolata e scorci naturali di foreste antenate di un ambiente oramai scomparso.

Il castello di Monteleone come possedimento della chiesa ravennate viene documentato intorno all’anno mille. Piazza Byron è il cuore del borgo protetto da mura esterne a cui si accede da un stretta porta rivolta a nord. Nello slargo si trova la Rocca, il nucleo centrale di Monteleone; è di proprietà del Conte Giovanni Volpe e dedicata oggi alla ricezione turistica. Si intuiscono la sua potenza e prestanza, tuttavia il castrum fu rimaneggiato più volte, in particolare vennero tolti alcuni apparati difensivi e risistemato il suo assetto abitativo, tanto che oggi assomiglia più a un palazzo signorile piuttosto che a un fortilizio. Nelle sue stanze dormì il celebre poeta inglese Lord Byron, ospite di Alessandro Guiccioli, conte, carbonaro, membro della famiglia che fece di questo forte la sua residenza estiva. Il dominio su Monteleone passò di mano in mano, tra conquiste e cessioni: prima furono i Malatesta, poi gli Ordelaffi, seguì Nolfo da Montefeltro, i Roverella e i Guiccioli. Attorno al palazzo principale, con torre e mura spesse, le prime case del borgo sono basse, colorate disposte a semicerchio attorno al palazzo. Su Piazza Byron si affaccia anche la chiesetta dedicata ai Santi Caterinae Cristoforo, con una facciata intonacata e campanile in mattoni. Di dimensioni ridotte, con interni modesti e soffitti affrescati, presenta una curiosa statua di cartapesta che rappresenta la Madonna col Bambino.

Una rete di tracce chiamata Sentieri degli Otto Castelli permette di esplorare il territorio a piedi ed in mountain bike. Gli otto castelli uniti dai percorsi sono: Sorrivoli, Monteleone, Roncofreddo, Montecodruzzo, Ardiano, Diolaguardia, Ciola Araldi, Castiglione.

Articolo pubblicato all’interno dello Speciale Romagna nei numeri di IN Magazine 02/2020

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