di Chiara Bissi
Ph. Massimo Fiorentini
Massimo Moretti con la sua Wasp sta cambiando, dalla Provincia di Ravenna, il modo di concepire le declinazioni della stampa 3D portandola a nuove profondità: dalla produzione di case, al cibo, alla salute, alla cultura.
La tecnologia al servizio dell’uomo, l’innovazione applicata ai beni primari: terra, acqua e sole. Questo sogno diventa vero grazie a Massimo Moretti che dà vita a ciò che prima non c’era. E per farlo non è andato lontano, in una grande città o in nei grandi distretti della ricerca industriale: la sua Wasp (World’s Advanced Saving Project) è nata nella campagna ravennate, poco fuori dall’abitato di Massa Lombarda, perché il mondo e il genio non hanno confini. Il centro sviluppo progetti dell’imprenditore e inventore Moretti, tecnico elettronico, è nato nel 2012 e non si è mai fermato. Ora Wasp è un’azienda leader nel settore della stampa 3D, progetta, produce e vende stampanti in scala architettonica, in ambito medicale, artistico, energetico e nel food, con una missione precisa. Le stampanti realizzano oggetti in plastica bio, in argilla, silicone, materiali biocompatibili, fresano il legno e l’alluminio, consentono di avviare mini-produzioni e di creare ciò di cui si ha bisogno in una logica di open source. Moretti collabora con centri di ricerca, università, aziende nazionali e internazionali per lo sviluppo di progetti tecnici e prodotti innovativi. Ma non è per questo che è nata Wasp, o almeno non solo per questo. Il ricavato della vendita delle stampanti 3D va ad alimentare lo sviluppo di progetti integrati per la produzione di case con materiali ecosostenibili, a km 0, facilmente reperibili. Per farlo è nata una stampante, alta 12 metri e montabile in un’ora, che può essere alimentata da pochi metri di pannelli solari.
“Le Nazioni Unite” racconta Moretti, “dicono che, entro trent’anni, tre miliardi di persone avranno bisogno di una casa. Come rispondere? Si tratta di un tema tecnico in ambito architettonico. Come azienda abbiamo un centro sviluppo progetti e siamo partiti dall’idea di avere bassi costi e basso impatto. Non mi occupo di ricerca, facciamo innovazione e scoperte, non siamo sostenuti da istituzioni o partner finanziatori. Otto anni fa eravamo un gruppo di neolaureati e un artigiano di esperienza, ora i collaboratori sono 40. Il progetto si finanzia nel quotidiano con la vendita delle stampanti 3D. Vendiamo ai centri di ricerca, ad aziende e architetti, ci sono grandi gruppi che hanno budget milionari senza progetto e questo ci ha salvato, protetto e fatto crescere.”
La tecnologia al servizio dell’uomo, l’innovazione applicata ai beni primari: terra, acqua e sole. Questo sogno diventa vero grazie a Massimo Moretti che dà vita a ciò che prima non c’era.
“Ogni anno”, aggiunge, “siamo passati a stampanti più grandi, raddoppiando le dimensioni, abbiamo scoperto mercati che non sapevamo esistessero. La fabbricazione digitale si applica in vari campi per rispondere ai bisogni dell’uomo. Le macroaree che danno direzione alla ricerca per trovare soluzioni con la fabbricazione digitale sono il cibo; la casa; la salute; l’energia; il lavoro; la cultura. Ci autofinanziamo, assumiamo ingegneri dell’automazione, chimici, meccanici, biologi.”
Cambiare il mondo per Moretti e la sua squadra si può, o perlomeno è possibile cambiare l’approccio a temi complessi come i diritti fondamentali dell’uomo e la sostenibilità. “Siamo partiti dall’idea della casa come diritto di nascita”, precisa. “Ci sono infatti le risorse per averla in ogni luogo. Ogni zona del pianeta è abitabile tecnologicamente. L’ispirazione nasce da un insetto operoso come la vespa vasaia, che inserisce un’informazione nella terra. Usa la terra per farsi la casa. Informare la materia che non ha forma, questa è l’idea della stampa 3D. Quale può essere il materiale da costruzione per dare casa a miliardi di persone? Cambiando forma alla terra. È possibile generare economia anche dove non c’è tessuto industriale.”
Nel cuore della Romagna prendono corpo sogni e visioni, apprezzati e richiesti in tutto il mondo. Di recente una delegazione di Emergency ha visitato la Wasp per parlare di campi profughi e capire se il lavoro di Moretti può trovare applicazione in luoghi estremi. “Seguendo la vespa vasaia, che si fa la casa usando la terra, l’acqua e la mente, abbiamo deciso di applicare il suo approccio: prendi ciò che hai vicino, crea una forma grazie al sapere collettivo. Terra, paglia di riso sono materiali di scarto industriale, carichi di silicati perfetti per l’edilizia perché non degradano, mischiati con argilla. Così è nata Gaia nel 2018, con isolamento termico e pareti ventilate, coperta con tetto in legno, rialzata per scongiurare l’umidità e affrontare le nostre condizioni climatiche ed evitare dilavamento. Con la tecnologia, il sapere e il lavoro intellettuale la materia umile acquista valore innovativo. Il muratore diventa programmatore software per disegno in 3D, l’architetto 3D un artista. In futuro ci sarà meno lavoro manuale di basso livello.”
“La fabbricazione digitale si applica in vari campi per rispondere ai bisogni dell’uomo. Le macroaree che danno direzione alla ricerca per trovare soluzioni con la fabbricazione digitale sono il cibo, la casa, la salute, l’energia, il lavoro, la cultura.”
Dall’incontro con lo studio di architettura Cucinella di Bologna e il supporto per i calcoli strutturali dello studio Milan ingegneria è nato il disegno di Tecla, la prima casa a muro esposto, con caratteristiche di resistenza alla pioggia e al dilavamento. “Sviluppata grazie a una stampante di grandi dimensioni con gru di precisione”, spiega Moretti, “deposita materiale con diversi bracci che collaborano tra loro. La chiamiamo stampa collaborativa, un sistema modulare di stampante a forma di esagono che si evolve dove serve, una sorta di the infinity painting, come la vespa vasaia”. Una grande opportunità che occupa poco spazio ed è trasportabile ovunque grazie al sistema tecnico ripiegato come un kit e inserito in un container per dare forma a un’economia dell’autoproduzione. Il tutto con un’assistenza tecnica, ma prima c’è la fase di progettazione con il cliente e la scelta dei materiali che avviene in base alle condizioni climatiche e anche al tipo di insetti presenti. “Si può costruire un altro tipo di città biodegradabile a basso impatto”, rivela Moretti. “Il valore sta nel progetto, la casa in sé non vale nulla, in una settimana si può rifare. Privilegiamo forme con cupola più efficienti, belle, vivibili grazie a una tecnologia avanzata. E poi si tratta di una forma ancestrale.”
Con il sogno di un villaggio ecosostenibile, autosufficiente dal punto di vista energetico, corrono paralleli tanti progetti, come quello legato al cibo. Le stampanti possono riprodurre cibo su misura per le esigenze delle persone: “Cerchiamo chef per sviluppare idee: anche un ristorante può avere una stampante 3D. La macchina porta via lavoro manuale, ma apre a lavoro nuovo. Si deve cambiare e il cambiamento va interpretato.” E poi ci sono le diverse applicazioni al mondo dell’arte e della cultura, dalla scenografia 3D per l’Opera di Roma, alla scultura di 5 metri in 3D dell’artista Samorì, scansionata, stampata al grezzo e post lavorata. L’installazione architettonica stampata in 3D in bioplastica dell’architetto francese Arthur Mamou-Mani, Conifera, per la Design Week 2019. Fino all’ambito medicale con la realizzazione di soluzioni di stampa 3D per ausili ortopedici, proponendo un nuovo modello di Officina ortopedica. Le applicazioni sono infinite e tante le collaborazioni possibili come quelle con Faenza per la ceramica e le stampanti a estrusione di materiale fluido denso come l’argilla. Ma c’è spazio in altri ambiti per stampare con la terra, il cioccolato, ma anche con la polvere di metallo, la gomma da riciclare per fare pale eoliche, casse acustiche, sedie in collaborazione con Technogym. Il mondo che immagina Massimo Moretti è un luogo dove i sogni sono possibili, e stampabili in 3D.