di Serena Onofri
Ph. Massimo Fiorentini

Il Laboratorio Aperto di Ravenna fa parte della rete regionale di laboratori creati dalla Regione Emilia-Romagna, nati per la valorizzazione culturale del nostro territorio attraverso il digitale.

A parlare di Laboratorio Aperto, nuovo spazio dedicato alla diffusione della cultura digitale e dell’innovazione in ambito turistico e culturale, sono Elisa Bonaccorso Federica Montani di Fondazione Flaminia. Quest’ultima è partner della RTI, guidata da Fondazione Giacomo Brodolini, e coinvolge MBS di Bologna ed ETT di Genova nella gestione delle attività del Laboratorio Aperto. Finanziato dal POR-FESR della Regione Emilia-Romagna (Il Programma operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale), è uno dei dieci laboratori voluti dalla Regione nelle dieci province. Avendo come missione generale anche la co-progettazione con la cittadinanza per la definizione di nuovi servizi o prodotti per il territorio, ha sede nei due principali musei: il Mar – Museo d’Arte de Ravenna, di fatto il quartier generale del laboratorio, e il Museo Classis – Museo della Città e del Territorio, dove gli ampi spazi sono stati pensati per eventi e sperimentazioni.

Che tipo di attività promuove Laboratorio Aperto e a chi si rivolge? 
“Il nostro è un luogo del presente dove creare la Ravenna del futuro. Per questo, parte del nostro lavoro consiste nell’organizzare workshop e momenti formativi totalmente gratuiti per fare acquisire competenze innovative e digitali alla cittadinanza, ai professionisti, al mondo delle industrie culturali e creative, alle imprese, alle start up, al mondo delle scuole e dei più giovani, così come agli over 60.”
Quali temi vengono approfonditi e dove si svolgono i momenti formativi? 
“Promuoviamo workshop e percorsi su Design Thinking, Open Innovation, Strategie Digitali, Fundraising, Storytelling, Social Media, Gamification, accanto a corsi di Excel e Power Point, il tutto con lo sguardo rivolto alle imprese culturali e creative e al settore turismo e beni culturali. Nella sede del Mar si trovano i nostri uffici, lo spazio coworking e la sala formazione, mentre a Classis gli eventi dedicati alla cittadinanza che speriamo di poter organizzare presto, appena le misure di contenimento anti Covid-19 lo permetteranno. La scelta di questi due musei come casa di Laboratorio Aperto ne rispecchia la funzione quale incubatore di idee, progetti e soluzioni volti al miglioramento e allo sviluppo della fruizione turistica e culturale del territorio.”

Un luogo del presente dove creare la Ravenna del futuro: Laboratorio Aperto organizza workshop gratuiti per fare acquisire competenze innovative e digitali alla cittadinanza, ai professionisti, al mondo delle industrie culturali e creative.

Il Laboratorio è stato inaugurato nel dicembre scorso, poco prima dell’emergenza Covid-19 e del lockdown. Come siete riusciti a reinventarvi in pratica sin da subito?
Abbiamo trasformato le nostre aule fisiche in virtuali, mentre i workshop sono diventati webinar. Il digitale ci ha permesso di riprogrammare le nostre attività utilizzando piattaforme online, in cui accanto a momenti formativi specifici hanno preso vita incontri e talk con professionisti di vari settori che ci hanno permesso di creare nuove sinergie, progetti futuri e momenti di confronto che hanno arricchito anche un momento difficile come quello appena trascorso. Continuare a lavorare nonostante il lockdown era per noi doveroso, sia per confermare l’identità del laboratorio dove il digitale e la diffusione della cultura digitale rappresentano una parte fondamentale, sia per dare un nostro contributo in termini di opportunità di formazione e scambio a chi da un giorno all’altro, si è trovato a casa senza poter lavorare o con il lavoro ridotto. Non è stato subito semplice. Trasferire tutte le attività programmate online è stata per noi una sfida. Lavorare da remoto ci ha dato molte soddisfazioni, siamo riusciti a intercettare persone da tutta Italia, abbiamo tenuto circa 40 attività tra workshop e talk che ci hanno permesso di raggiungere circa 1.200 persone in tre mesi.”

Guardando al futuro, quali progetti sono in cantiere?
“Proprio in questi giorni stiamo lavorando alla nuova programmazione, che vedrà eventi, workshop e momenti formativi nuovi e interessanti, rivolti in particolare all’innovazione di processo. Attraverso nuovi modi di studiare e vedere la realtà, parleremo di comunicazione digitale in tutte le sue forme, di storytelling e brand identity. L’altra bella novità è la nascita del nostro spazio coworking all’interno del Mar, in cui i quattro progetti resident selezionati da un bando conclusosi il 7 settembre, progetteranno e svilupperanno nuove soluzioni nelle aree strategiche di realtà aumentata/realtà-virtuale per la cultura e il territorio e le industrie culturali e creative.”


Come è stata accolta la vostra realtà a Ravenna?
“Le attività sono partite un po’ in sordina ma, grazie al constante supporto dell’amministrazione comunale, abbiamo organizzato tavoli tematici di co-design per intercettare bisogni, soluzioni e condividere un calendario di attività ed eventi condiviso. Siamo partiti a settembre 2019 con il percorso Fundraising Pop-Up School, un percorso dedicato alle organizzazioni non-profit e con il Fundraising in tutte le sue declinazioni. La risposta alle attività è stata in crescendo, malgrado sia stato necessario mantenere il numero dei partecipanti contenuto. Il nostro obiettivo è continuare a ingrandire la community che ci segue, lavorare e promuovere attività in linea con le necessità del territorio. Per farlo è fondamentale rimanere in ascolto con le persone che partecipano ai nostri corsi ed eventi, costruire passo passo relazioni di fiducia e reciprocità.”

Articolo pubblicato su Ravenna IN Magazine n. 03/2020

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