di Lucia Lombardi
ph Diana Lapin

Laura Fontanot

Vice-presidente del gruppo di famiglia, Laura Fontanot sta accompagnando la trasformazione dell’azienda, un obiettivo che la spinge a chiedere sempre il meglio.

L’avevamo incontrata quando ricopriva il ruolo di Head of design, ora la ritroviamo alla vice-presidenza del gruppo di famiglia. Lei è la nostra donna di copertina, Laura Fontanot, nata a Rimini, da madre riminese e padre istriano (da qui il cognome). Ha frequentato l’università a Bologna per poi trasferirsi a Milano per lavoro. Oggi riveste un “ruolo di grande responsabilità e di rappresentanza oltre che di doveri”, racconta dalla città meneghina. “Venticinque anni fa sono entrata in azienda con un ruolo differente: Communication Director, visti gli studi artistici che avevo eseguito.”

Fontanot è storicamente il marchio di riferimento nel settore delle scale e ne testimonia l’evoluzione da elemento da architettura funzionale ad architettura narrativa. Un’azienda che crea una nuova cultura scommettendo sulla qualità del prodotto e sulla cura del dettaglio. Il brand Fontanot, ripensato nel 2008, ha saputo aprirsi al futuro con uno spirito industriale rinnovato e diversificando la produzione. Una realtà imprenditoriale forte che, esprimendo un sistema di valori umani e industriali, ha stabilito una relazione di continuità tra passato e futuro.

“Mi piace pensare di aver portato un tocco femminile in azienda, anche se non voglio certo cadere in facili luoghi comuni. Sono una perfezionista ma non amo la rigidità, per cui cerco di coniugare versatilità e precisione e non è sempre facile.”

Per lei è stato naturale entrare in azienda?
“Abbastanza, direi. È stato il naturale compimento di un percorso che ho iniziato con mio padre, che mi coinvolgeva nel suo lavoro mentre ero ancora in Accademia a Bologna. Mi fece incominciare a progettare stand fieristici, essendo uscita appunto dalla sezione Scenografia, e poi conseguii un master di Communication Manager alla Bocconi, e iniziai a organizzare eventi e a mantenere rapporti con la stampa.”

Lei rappresenta la terza generazione, cosa è Fontanot oggi?
“Dopo più di 70 anni, non è facile dire che cosa sia oggi il Gruppo Fontanot ma credo di poterlo riassumere così: è un’industria che sa coniugare storia e tradizione. Fontanot è un’azienda 4.0 che guarda sempre avanti con passione e attenzione in tutto ciò che fa. Siamo un’azienda che come core business ha sempre prodotto scale di ogni tipo e genere e ora ci siamo evoluti allargando la gamma prodotti con ringhiere, balaustre e finestre in PVC e alluminio.”

Quali i numeri dell’azienda?
“Siamo tra i leader in Europa nel settore delle scale con un fatturato che, nel 2019, è stato di 32 milioni di Euro e con l’obiettivo di arrivare a 35 milioni entro fine anno. 210 dipendenti, 4 sedi in Italia e un 65% di export, questi sono altri numeri che evidenziano come la nostra azienda si sia ormai ritagliata un ruolo da protagonista in Europa e non solo. Infatti, oltre al mercato interno, riscuotiamo grande successo soprattutto in Germania e Francia e, oltrepassando l’oceano, negli Stati Uniti.”

Qual è la sua impronta manageriale, e da cosa è caratterizzata?
“Mi piace pensare che, quale unica donna del CdA, ho portato un tocco femminile in azienda anche se non voglio certo cadere in facili luoghi comuni. Sono una perfezionista ma, allo stesso tempo, non amo la rigidità per cui cerco di coniugare versatilità e precisione e non è sempre facile. Mi aiuta molto vivere a Milano per avere sempre una visione manageriale attuale.”

Di cosa va più fiera?
“Se parliamo dell’azienda, sono fiera di come ha saputo superare ogni avversità. Grazie all’aiuto di tutti siamo riusciti a superare ogni crisi e ora i numeri ci danno ragione. Abbiamo scommesso sulla nostra forza famigliare e ne siamo davvero contenti. Sono fiera del nostro AD, Massimiliano Pianacci, che è uno di noi, di famiglia.”

Come si lavora a livello di welfare?
“Il gruppo che rappresento da anni è molto sensibile alle tematiche del cosiddetto Welfare Aziendale. Ogni dipendente riceve un bonus variabile di 1.200 € annualmente in relazione a obiettivi stabiliti dal CdA del Gruppo Fontanot. A questa forma di incentivo variabile ne abbiamo prevista fin dal 2005 una fissa, del valore di 250 € per l’acquisto dei libri scolastici per ogni figlio dei dipendenti del Gruppo fino al compimento del 18° anno di età. Qualora il costo dei libri fosse inferiore a 250 €, la differenza può essere spesa per l’acquisto di altre merci presso esercizi convenzionati (forma detta carrello della spesa). Ultimo tema molto importante, ogni donna del gruppo Fontanot, in caso di maternità, ha diritto fino al 36° mese di età del figlio a usufruire del part time.”

“Sono convinta, e ne abbiamo le prove a livello internazionale, che molte donne possano ricoprire ruoli importanti nel mondo del lavoro avendo competenze e ambizioni. Penso che se l’uomo usasse le capacità intellettuali femminili con più consapevolezza ne gioverebbe parecchio sul lavoro.”

Quali skills devono avere i suoi collaboratori?
“Trasversali. Mi spiego meglio, oggi più che mai sono fondamentali anche la capacità di comunicare, di lavorare in gruppo e di risolvere i problemi. Non dimentichiamo l’educazione e lo spirito di iniziativa.”

Quali difetti la irritano negli altri e quali pregi apprezza di più?
“Non accetto proprio la maleducazione, l’ipocrisia e il moralismo. Amo, invece, la gentilezza, la sincerità nel bene e nel male, anche nei miei dipendenti.”

Cosa pensa delle quote rosa?
“Beh, senza cadere nel retorico, sono convinta, e ne abbiamo le prove a livello internazionale, che molte donne possano ricoprire ruoli importanti nel mondo del lavoro avendo competenze e ambizioni. Penso che se l’uomo usasse le capacità intellettuali femminili con più consapevolezza ne gioverebbe parecchio sul lavoro. La donna può avere delle capacità superiori usando bene la sua sensibilità, che è proprio quella che la contraddistingue.”

Come donna e come manager, come si definirebbe?
“Credo di essere una buona ascoltatrice, pragmatica e cerco di mettere al primo posto sempre la visione strategica per andare dritta al risultato, grazie alla tenacia e a una buona dose di intuito.”

Lei è attenta ai nuovi canali di comunicazione?
“Se parla di Internet e in particolare dei social sì, assolutamente. Senza abusarne troppo ovviamente, ma credo fermamente che siano un bel mezzo di comunicazione efficace e immediato. La comunicazione con il web è passata da massificata a individuale, fino a diventare internazionale e globale. Così come con i messaggi in chat, che sono passati da one to one a one to many, il flusso del processo comunicativo può essere unidirezionale, bidirezionale e multidirezionale, tutto questo mi affascina. Io mi sento un po’ come i Millennials che utilizzano i nuovi mezzi di comunicazione con grande abilità, come se fossero parte della loro vita. In azienda, ad esempio, diversificare i canali di comunicazione è stato vitale. Infatti siamo stati tra i primi a scommettere sull’e-commerce che oggi cresce del 30% ogni anno.”

L’eccellenza italiana ha ancora appeal nel mondo?
“Certamente, è una delle poche certezze del nostro sistema economico. Basta vedere il successo del Salone del Mobile per capire che il mondo continua a essere affascinato da tutto ciò che il Made in Italy rappresenta.”

Come domina la tensione da performance?
“Facendo sport, ballando tango e bevendo ogni tanto un bicchiere di vino.”

Si ritiene ambiziosa? Se sì, in che termini?
“Molto ambiziosa direi. Vorrei sempre il meglio.”

Come impiega il suo tempo per ricaricarsi dopo viaggi e riunioni?
“Adoro viaggiare e rilassarmi in hotel con spa e terme, se possibile.”

Cosa l’appassiona?
“Sicuramente l’arte e l’architettura, poi tanto andare in barca a vela e in montagna.”

Cosa porterebbe con lei su un’isola deserta?
“La cioccolata. Scherzo, non ci andrei proprio!”

Come si vede da qui a 10 anni e dove vorrebbe portare l’azienda?
“Mi vedo sempre in forma, sempre pronta a viaggiare per conoscere il mondo. L’azienda la vorrei portare sulla luna!”

Le scale aiutano a salire, e si sa, sognare e desiderare porta in alto, sino alle stelle.

Articolo pubblicato su Rimini IN Magazine 01/2020

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